L’avete visto, lunedì 8 novembre su Rai 3 ?
A me personalmente, parlando di mediatori artistici, come siamo soliti fare, mi è sembrato un ottimo, emozionante e commuovente contenitore e divulgatore di segni, parole, note, immagini, narrazione, interpretazione e rappresentazione dove, l’incontro con l’altro, diventa processo creativo e dove, il processo creativo, diventa: arte!
E, se l’arte, questa forma d’arte, diventa cultura, cioè disponibilità ad accogliere, vedere, sentire, fare e ri-fare, incontrare, comprendere, trasformare, io ho ottimi motivi e un grande piacere a restare!
Nella relazione con l’altro, mi piace pensare che posso aiutarlo a scoprire dentro di sé, come possono essere sconfitti i Draghi!
Nella relazione con me stessa mi piace pensare di poter ritrovare, tutte le volte in cui si presenta l’occasione, dignità, rispetto, bellezza ed emozione.
"non è vero che le favole insegnano ai bambini che esistono i draghi, perché i bambini lo sanno già benissimo. Le favole insegnano ai bambini, che i draghi possono essere sconfitti..."
( citato da R. Benigni )
Grazie !
Anna Maria
giovedì 11 novembre 2010
venerdì 5 novembre 2010
CRISI E CREATIVITA'
Non ridete, ho fatto un anno di spada giapponese, esperienza fondamentale della mia vita per il semplice fatto che nel momento in cui mettevo la mano sull’elsa della spada per sguainarla (tranquilli la spada era di legno) sapevo già che comunque sarebbero andate le cose io sarei morta.
Che c’entra con la creatività direte. C’entra e come. Prendo la penna in mano (ormai è una metafora, visto che scrivo al computer) e so già che scriverò una cazzata. Ma non desisto, ci provo Ci provo comunque, rileggo, rileggo le parole scritte e non riconosco più da dove le ho scritte, da quale parte di me vengono, sembrano false, luoghi comuni, banalità. Continuano ad uscire da un dove che non è più, ma è quello che so fare, l’urgenza di allora diventa sclerosi di oggi. Angoscia sottile, forse semplicemente ansia. Ci riprovo. Riprovo a proferir parole per cercare un altro da dove, come a cercare un parte di una nuova me sensibile, un risveglio che sento e che non trovo. Aspettare il senso e la sensazione, forse anche un dolore nuovo. E’ la pratica che cerco, è la pratica che invoco. La pratica dell’arte, della mia arte, e mi rassegno all’esperienza, di non scrivere, ma descrivere, senza più cercare, senza più aspettare lo svelamento di un senso. Arriverà, la scrittura non tradisce.
Mariella Sassone
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