giovedì 2 settembre 2010

LA MAGIA DEL BURATTINAIO


Non è facile spiegare, ma anche far capire a me stesso, cosa succede ogni volta che indosso un burattino a mano per iniziare un intervento ludico-pedagogico con alcuni ospiti disabili del centro A.n.f.f.a.s. “ Nuova Casa Serena” di Trento presso il quale lavoro. In un attimo sembra che il tempo si fermi, che l’orologio abbia interrotto il suo ritmo incalzante, che la realtà abbia subito una sospensione per lasciare spazio ad un’altra dimensione fatta di parole, movimenti, magia ed immaginazione, una dimensione sicuramente inusuale, ma non per questo meno vera, meno autentica. Guardo i burattini infilati nella mia mano e ogni volta vengo colto da stupore, da meraviglia: quei pezzi di plastica e stoffa che fino ad un attimo prima giacevano immobili e inerti su una piccola tavola ora prendono a danzare in aria, iniziano a parlare, a ridere, a fare piroette e a incantare. E’ come se in un attimo sbocciasse la vita, laddove prima c’era solo silenzio ed immobilità.
E ancor maggior stupore mi prende quando mi accorgo che la loro consistenza, la loro identità, il loro esserci non è una cosa a sé stante, ma è frutto della mia anima, del mio spirito vitale: sono i miei sogni, i miei ideali, la mia energia che colorano e danno senso a quella loro breve ed effimera vita. Una vita che sembra essere spuntata dal nulla ma che in realtà era già presente perché intrecciata con un’altra esistenza: è bastata un po’ di creatività, unita a magia ed immaginazione, per creare tutto ciò, rendere cioè vivi l’inanimato per creare uno spazio fuori dal tempo dove emozioni e parole, sogni ed attese, sguardi e sorrisi si uniscono in una sinergia dove i confini tra realtà e fantasia sfumano e si fondono per regalare parti archetipiche di sé, raggi di vita spesso sepolti ed inesplorati, ma ricchi di genuità ed autenticità.
E quando l’intervento finisce, quando l’incanto si spezza e la realtà con i suoi tempi, con i suoi ritmi, con i suoi rumori riprende il sopravvento, quando l’orologio riprende il suo inesorabile giro i burattini sembrano cadere in un sonno, simili al personaggio fiabesco di Biancaneve che attende il principe azzurro che da un paese lontano arrivi per ridestarla alla vita. In quel momento sento di aver lasciato con loro un po’ della mia anima, un pezzo del mio cuore, ma sento anche di aver regalato un po’ di me stesso per creare stupore e fantasia. E nello stesso tempo sono consapevole che tutto questo può ricominciare: basta rimetterli nella mano ed essi riprenderanno vita per narrare nuove storie, generare nuovi sogni, fare dono di nuove emozioni. Ed ogni volta sarà diverso perché così è la vita. Di quella vita della quale loro stessi possono diventare autentici testimoni.

GERMANO POVOLI, educatore presso il centro A.n.f.f.a.s. “ Nuova Casa Serena”, Trento. Diplomato art- counselor presso il Cep di Bassano del Grappa. Socio Sico