lunedì 22 marzo 2010

Il sogno di un clown


Mi sono chiesto spesso, quando sono in attesa di dare inizio ad una seduta di clownterapia con alcuni ospiti disabili del centro A.n.f.f.a.s “ Nuova Casa Serena” di Trento, presso il quale lavoro da 20 anni, quale può essere oggi il ruolo del clown, quale può essere la sua funzione in una società e in una realtà così tecnologica, dove sempre meno c’è spazio per la fantasia, per i sogni, per la creatività e l’autenticità. Guardandomi allo specchio scorgo quel piccolo naso rosso e in un attimo la mia mente e il mio cuore mi riportano lontano, a quando bambino di tre anni sono stato in ospedale per tre mesi a causa di problemi polmonari. Eravamo agli inizi degli anni ’70 e in quel periodo non era permesso ai genitori di stare accanto ai loro figli se non per il tempo necessario delle visite: circa un’ora ogni giorno. Risento la solitudine e la paura di quei momenti, assieme ad un odore acre di ospedale che mai più mi ha abbandonato.
Altre immagini, altre schegge di ricordi si susseguono. Rivedo il matto del quartiere, famoso per i suoi comportamenti inusuali per noi bambini, che tanta paura ci faceva: tutti lo evitavamo e lui proseguiva imperterrito nella sua pazzia, forse ultima difesa di fronte ad una solitudine, ad una esclusione troppo forte da sopportare. Rivedo il giovane drogato che rovistava nei rifiuti in cerca di un po’ di cibo e che poi seppi essersi suicidato in carcere per la troppa fatica di vivere. Ripenso a quel padre che perse nel giro di tre anni la moglie e i due figli in incidenti stradali e che seppe affrontare con dignità un così devastante dolore per poi, beffa del destino, morire cinque anni dopo per una malattia inesorabile proprio quando la sua esistenza si stava riaprendo alla speranza. Rivedo un uomo con il quale ho percorso migliaia di chilometri lungo i sentieri delle montagne della città di Trento e oggi, dopo una vita spesa per il lavoro e la famiglia, inchiodato su una carrozzina in una casa di riposo, chiuso nei suoi ricordi e in una speranza che mai più si potrà avverare: ritornare in piedi e percorrere le vecchie strade, là dove le vette sembrano toccare il cielo.
Volgo il mio sguardo verso i ragazzi disabili che mi stanno aspettando, scorgo i loro volti, la loro attesa, le loro labbra che si schiudono in un sorriso e altre immagini, altri quadri di vita riempiono il mio cuore, rimescolano la mia anima. Vedo dei piccoli bambini chiusi in una stanza d’ospedale, incerti sul loro futuro, con a fianco i loro genitori con lo sguardo perso nel vuoto, stretti in un dolore talmente inesprimibile che le parole sarebbero ben vano conforto. Ripenso ai malati di mente la cui esistenza è trascorsa fra le mura di un manicomio e provo pietà, vergogna per tutto ciò che è stato. E poi vedo mille volti, mille schegge di vita: bambini scarnificati dalla fame, violentati dalla guerra; donne perse, violate, spogliate di ogni dignità; vecchi che con lo sguardo trapassano il presente per aprirsi verso un orizzonte non ancora ben definito.
Scopro che la vita mi ha dato tanto, che la salute, il benessere e la stabilità affettiva sono doni, sono perle di ineguagliabile valore. E di fronte a tutto questo dolore mi scopro un privilegiato. Allora quel piccolo naso rosso, questo mio insignificante essere clown è solo uno strumento per ringraziare la vita per ciò che mi ha dato, è solo un offrire, a chi questi privilegi non li ha avuti, allegria e gioia ma soprattutto amicizia, accettazione, un mezzo per non sentirsi esclusi, abbandonati. Scopri che non ci vuole tanto per stringere relazioni e amicizie, che non ci vuole tanto per far sentire gli altri meno soli e donare nel contempo benessere e serenità. Capisci che il mondo sarebbe più bello se in ogni famiglia, in ogni città, in ogni nazione ci fosse un clown: sicuramente ci sarebbe meno violenza, ci sarebbero meno guerre, meno gente sola, abbandonata e priva di speranza. E dal mio cuore nasce un grande sogno:

“ Io ho un sogno:
che le lacrime versate dai nostri occhi divengano un giorno delle risate che scaldino i nostri cuori

che le contese che ci allontanano diventino profondi abbracci che uniscano le nostre anime

che i mille sorrisi che ci possiamo scambiare diventino un vasto prato di rossi papaveri che allieta la nostra vita

che ogni clown che incontriamo sul nostro cammino diventi un vero compagno, un amico, un sostegno alla nostra esistenza, un raggio di sole che illumina le nuvole che a volte offuscano il nostro spirito

Io ho un sogno:
che il mondo diventi un immenso sorriso di pace, di amore e di fratellanza!”

GERMANO POVOLI

3 commenti:

  1. Ciao!!
    Condivido in pieno ciò che hai scritto in tutto e per tutto! Io faccio "clownterapia" (se così realmente si chiama)da circa 7 anni e posso dirti che anche io come te ho scoperto quanto noi siamo fortunati e che il naso rosso, oltre ad essere la più piccola maschera del mondo, possa essere un valido strumento-compagno per capire che la vita va sempre vissuta in pieno e soprattutto in modo positivo...e tutto quanto, per quanto doloroso possa essere percepito e vissuto, potrà sembrarci più leggero ed affrontabile.
    Grazie!
    Valentina

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  2. Ciao, non faccio clownterapia e, anzi, sono invischiata in quella "catena di montaggio" che è la nostra società nella quale mi anestetizzo per non sentire e non provare emozioni...fino a quando...o mi fermo a guardare e "vedo" e "sento" il mondo per quello che è e che tu hai descritto così bene...o leggo scritti come i tuoi...e piango e amo! Grazie

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  3. Perché ridere fa bene

    Cito uno studio che ti farà piacere: "Con effetti simili a quelli di una sessione di sport, ridere abbassa la pressione, riduce lo stress, stimola l'appetito e mette in moto il sistema immunitario. I medici della Loma Linda University in California hanno arruolato una ventina di volontari e per tre settimane hanno fatto guardare loro un film o vari sketch comici, scelti dai volontari stessi. Venti minuti al giorno di risate tutti i giorni ed esami del sangue prima e dopo la visione degli sketch.

    Lee Berk, lo specialista in medicina preventiva che ha condotto gli studi, ha osservato nei pazienti "trattati" con risate sonore e prolungate - tutte persone a rischio diabete e con un livello eccessivo di grassi nel sangue - un miglioramento dell'equilibrio ormonale. Cortisolo ed epinefrina si erano abbassate. Una risata al giorno ha fatto anche diminuire il livello della leptina e crescere quello della grelina, con l´effetto di un miglioramento dell´appetito. Se questo effetto secondario del ridere può essere sconsigliato agli obesi, ha sottolineato Berk, l´ilarità diventa un alleato importante per le persone sottoposte a chemioterapia, ricoverate per lunghi periodi.

    L´effetto dei film comici sugli esami del sangue si apprezza anche nel livello di colesterolo: l´équipe californiana ha notato una riduzione di quello cattivo. Si abbassano anche i livelli di tutte quelle proteine che indicano uno stato di infiammazione del sistema cardiovascolare e sono associate al rischio di arteriosclerosi."

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