lunedì 3 maggio 2010
IL VALORE DEL SILENZIO
IL VALORE DEL SILENZIO
Nella nostra società l’assedio verbale è la norma, le parole sono deliberatamente usate per confutare, ingannare, illudere, nascondere. Le persone si sovrapppongono quando parlano, senza ascoltarsi - pensiamo ai talk show in Tv- e così il frastuono privo di senso allontana l’attenzione dalla verità e da ciò che è importante.
Daniel Baremboim, grande direttore d’orchestra dice in un suo libro: ’L’essere umano può chiudere gli occhi, se vuole.. e inoltre ha bisogno di luce per vedere. Invece non può chiudere le orecchie...il suono ha una forza di penetrazione fisica nella quale l’essere umano non ha alcun controllo. ‘
Tutti , per difenderci, abbiamo imparato a non ascoltare, anche se c’è voce, suono, a tagliarci fuori.
Questa riflessione che mi piace condividere con voi, è dedicata al silenzio, al quale ormai siamo così poco abituati che rischiamo di provare angoscia se stiamo in un luogo dove i rumori e le voci abituali non ci sono. In realtà ilsilenzio non esiste, ma esiste la possibilità di raccogliersi in un altro tipo di ascolto.
Chi come noi lavora in arteterapia avrà sperimentato come nel ‘silenzio’ della parola succedano cose. Cose meravigliose, angosciose, inaspettate. Forse le più importanti all’interno di tutto il processo. Io sono musicoteraputa e lavoro con i suoni, la musica. Raccolgo le emozioni più grandi, le mie e degli altri, nei momenti di sospensione della musica, quando quel silenzio si abita di sensazioni, di una tensione che porta a qualcosa. Un silenzio fertile, dove poi la parola può avere un senso.
Lavoro anche con i pazienti dementi, e sto imparando da loro il valore del silenzio: la parola non affiora più, perché le sfere cognitive son compromesse, quando parlano si confondono e ti mandano in confusione. Ma quando ascoltiamo la musica e la facciamo, il verbale va sullo sfondo e dopo, in quel silezio vibrante di noi, succede qualcosa, che le parole non possono descrivere. Bisogna provarlo.
“ Tutte le arti, anche il silenzio hanno una grammatica. Ma prima bisogna sintonizzarsi sull’anima: con il corpo, con lo sgaurdo, con il cuore” (Marcel Marceau)
Silvia Ragni
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